La ragazza della palude (2022)

"Where the Crawdads sing" (Dove cantano i gamberi) è un ottimo film. Intrigante la trama, tratta dall'omonimo (in inglese) romanzo di Delia Owens, scrittrice, ecologista e zoologa, che col suo testo d'esordio è diventata un caso, in quanto best-seller, con 8 milioni di copie vendute e traduzione in 42 lingue.
Strepitosa l'inglese Daisy Edgar-Jones, protagonista nel ruolo della ragazza della palude.
Un thriller sentimentale, dove però l'amore trascende quello tra umani per spostarsi a chi fa da madre a Catherine "Kay" Clark, che rimane a sopravvivere da sola sin da bambina in quell'acquitrinio di cui è innamorata, ma ricambiata. Infatti, anche la vicenda processuale, che rischia di allontanare i due amanti, è lo sfondo della storia ma appunto una sorta di scenografia.
La regia di Olivia Newman è deliziosa e probabilmente il suo occhio di donna conferisce al film una magia dove sono ben miscelati il nero e il rosa, e anche la fotografia, gestita da Polly Morgan, sa rendere bene sia l'incanto della palude che le vicende che si dipanano lungo tutta una vita, quella di Kay. Insomma un film tutto al femminile che sa catturare per tutte le due ore di durata, senza mai cedere di ritmo. Ho letto qualche critica negativa e guarda caso, era redatta da maschi. Trovo invece il film eccezionale, uno dei pochi tra quelli di quest'anno, che merita di essere visto.
Se posso, consiglierei la visione in lingua originale, perché quella doppiata è stucchevole, coi soliti toni mélo, mentre in quella in inglese le voci rimangono realisticamente sotto tono, con un parlato molto simile alla vita quotidiana.
Il finale è sorprendente, ma in armonia con la vicenda, dove la "marsh girl" non sente minimamente di essere, come la considerano gli altri, un'emarginata, ma una privilegiata che può vivere a contatto con un ambiente puro. Come lei.
 

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