Soliloqui

Queste pagine non sono state ancora lette da nessuno, quest'anno. Un fatto di cui magari non ci sarebbe da vantarsi, ma perché no. 
Il soliloquio è segno di profonda solitudine. Di follia. Diventa necessario quando i pensieri sono troppo pressanti. Eppure la solitudine ha anche un sapore di libertà. Non dover rendere conto a nessuno. Neanche ferirlo. 
Parlare da soli ha lo stesso fresco sapore di una camminata in un parco, di notte, all'alba. A salutare scoiattoli, merli, passeri, conigli. Le cornacchie no, per uno che soffre di iperacusia sono terribili. Sgraziate, tristi, inquietanti.
Il parlo racconta e non resta che ascoltarlo. Insieme ai propri discorsi, i rammarichi. La tristezza. La nostalgia di una donna appena perduta.
Il timore di incontrare le volpi, che si aggirano di notte, lo sbattere di ali di volatili invisibili al buio, sono bellissimi spaventi. Tra le distese d'acqua, dormienti, delle cave. Qualche latrato in lontananza, ma i cani fanno la loro vita.
Parlare da soli diventa indispensabile quando nessuno ti può ascoltare, nel pudore di aver usato troppe, malinconiche parole.
Allora se questo blog è un soliloquio, ben venga. Lontano dai clamori di spelonche di ladri ed avvoltoi. Senza nessuna pretesa letteraria.
Semplicemente un fosso, dove gettare le proprie inquietudini.

Commenti