Antebellum

 L'horror viene fuso con molti generi e "Antebellum" sposa sia il dramma che il thriller (psicologico). Di soprannaturale non ci sarebbe nulla, se non che non c'è orrore più grande della discriminazione. Ma non si tratta solo della questione, prima degli schiavi e oggi della condizione degli afroamericani. Le protagoniste sono infatti donne, amiche e nemiche, allegre o crudeli. Forse per questo molte critiche sul film, scritte per lo più da maschi, pur apprezzandolo in parte, sono spesso sprezzanti. Invece dividere, parlare solo di neri, di uomini, nasconde lo sfruttamento di donne e quindi alla fine di tutti, di chi lavora, di chi vorrebbe solo libertà di restare umani.
Il pretesto della storia è davvero singolare e se potrà apparire paradossale lo è tanto quanto l'iperbole di discriminare in base alle differenze, che invece fanno parte del mondo e lo rendono ricco.
Antebellum è di una potenza incedibile e ci sono scene ben più raccapriccianti di quelle alla Michael Myers. Non ci sarebbe horror ma alla fine ben altre storie sono state spacciate per tali senza esserlo. Nulla è così orribile come la violenza gratuita, in nome di presunte superiorità di sesso, razza e condizione sociale.
Un film che potrebbe servire per seminari e aggiornamenti contro il razzismo, ma purtroppo molti si perdono nella disquisizione dell'etichetta di genere da appioppare al lavoro di Christopher Renz e Gerard Bush, quanto mai fuorviante, con "critici" che liquidano la storia come un banale scimmiottare quello psciopatico di q. tarantino. 
Da vedere. Assolutamente.

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