una solitudine inutile

Dopo aver scritto il post contro i cani, dato che Blogger dopo la pubblicazione mostra l'elenco degli articoletti con il numero di visite, mi sono reso conto che il blog non viene letto praticamente da nessuno, soprattutto ultimamente. Non si tratta però di discorsi poco condivisibili, come quello contro i cani - anche se: 1) io sono per i gatti, che per me sono sacri; 2) non sopporto davvero più i cani, con tutta l'attenzione sociale verso di essi, mentre umani come barboni e rifugiati sembrano meno importanti; 3) ho come vicino, tra gli altri canidi, un isterico pitbull che abbaia appena faccio qualsiasi cosa, come aprire il frigo o lavarmi i denti; 4) ho amato solo due cani, Cuba e Margot, perché erano speciali e volevo bene ai loro "padroni" (che parola, eh, padrone...). No, se non vengo letto è perché sono noioso, vittimista, depresso, sempre cupo e in definitiva poco interessante.
Mi viene spesso in mente Manzoni quando all'inizio dei Promessi Sposi definiva il destinatario dell'opera come "i miei venticinque lettori". Non era ironia, ma modestia volta a preoccuparsi più dell'importanza del messaggio, perché venisse accolto e diffuso. Io invece 25 lettori non li ho mai o quasi, soprattutto qui, nel retrobottega. Eppure non mi dispiace, io non ho compiti eccelsi, getto i dadi delle parole e come vengono vengono.
Sono abbastanza sciocco e mentre scrivevo l'ultima riga, i piatti nel lavello sono scivolati, facendomi spaventare. Come se qualche spirito mi volesse rimproverare che una parola sia pesante come l'acciaio, scriveva il linguista Faye.
La solitudine può essere utile per tanti motivi: per un artista, un creatore di oggetti importanti, un mistico, un disperato... La mia invece è inutile, perché non ho mai fatto nulla di eccezionale. Ma non me ne pento, non me ne vergogno, non me ne importa granché. Non sto bene da solo, ma neanche con qualcun altro. Quando lavoro, socializzo per dovere. Quando sono libero, pure, giusto perché devo vivere con gli altri. Eppure preferirei i gatti, che parlano a modo loro, che sono così poco ipocriti, e buffi, e stupendi...
Dovrei evitare di lasciare piatti sporchi nel lavello. E forse, di scrivere righe di cui non importa a nessun altro.
Mi sono spesso chiesto che fine avesse fatto una ragazza di cui sono stato innamorato per anni, da giovane, che mi parlava di poeti decadenti, Bukowski e Waits. Il mio cuore non le è mai piaciuto, ma poco fa, cercandola in rete, l'ho trovata: lavora, con successo, nella moda. Buon per lei. Io ho la mia solitudine inutile e... Be', è una fortuna che nessuno (o quasi) mi legga. Pigramente solo. Felicemente inutile.


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