qualcosa, dopo

Non so come, una sera mi sono sentito attratto sconsideratamente dal voler andare al Cimitero degli Inglesi. Ma sì, era voglia di papà... Così sono passato da Trenno, squadrando quei luoghi che ho visto così semplici e poveri un tempo, i negozi, le finestre del seminterrato dove papà aveva il magazzino, sotto il livello della strada, il buio ghiacciato delle Case Turati, sopra. E poi il parco, congelato.
Ripensavo naturalmente alle volte in cui andavo lì con la chitarra, quando sono scappato per il "poltergeist". Lo ammetto, un po' ero curioso di vedere se di nuovo poteva verificarsi qualcosa di strano. E poi sì, pensavo di scrivere qui, queste righe, dopo. Per questo ho fatto delle foto, sfidando il buio e non solo. Mi dicevo, va bene così, non sono un fotografo, me la cavo meglio con le parole.
La domanda più grande che ci si possa porre è se e che cosa venga dopo la morte. Probabilmente i cimiteri sono una sorta di tentativo di risposta, a quell'interrogativo.
Erano passate da poco le 23. Sono entrato e mi sono reso conto che era la prima volta che superavo il cancelletto, non lo avevo mai fatto. Per rispetto, di giorno, per paura, di notte. La sensazione che ho avvertito subito era di non essere solo, come quando entri in casa di qualcun altro e hai questo senso di rispetto (altro che "mi casa es su casa"). Così, camminavo nella terra brulla, come lavorata di fresco, tenera perché poco calpestata, bella permeabile, ma la temperatura gelida, -3 °, bloccava persino la nebbia.
Rinfrancato, perché in fondo andava tutto bene e sentivo delle voci in lontananza, dalla strada o dalla vicina cascina, segno di presenze umane, mi sono lanciato in una terza foto.
Metto le istantanee così come sono, con la sola ottimizzazione "salva per web" di Gimp. 
 All'improvviso, mentre scattavo la foto, proprio quando il flash ha illuminato l'oscurità, è comparsa una nube alla mia destra, come se sbucasse dal terreno e si aggrovigliasse, veloce, arrabbiata. Nebbia, poteva essere nebbia ma... Era come quando in un film sta per comparire una presenza soprannaturale, come quando in Second Life si materializza una persona. Santi numi, sembrava mi si stesse parando davanti, alta più di me e non sono ricorso alla filosofia, sono direttamente scappato via urlando. Nella foto, tenendo la luminosità dello schermo bassa, sembra anche di scorgere una sorta di cassa toracica e a ben vedere pure altro, ma sarà suggestione. 
Una volta fuori, ho smesso di correre e tornando alla macchina osservavo i campi dall'altra parte della strada, congelati e praticamente sgombri di nebbia, c'era giusto una patina di foschia. Ma bassa, bassissima. Oh, lo so, spiegazioni scientifiche, fuochi fatui (dopo 70 anni?), et cetera.
A casa, dopo un doveroso passaggio al gabinetto (--'), mi curo con la musica. Però è bello spaventarsi. Se ho paura, vuol dire che ci tengo. Ed è bello pensare che qualcosa, dopo, c'è. Qualsiasi cosa sia.

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