dolore in silenzio

Gli elicotteri agli ultimi voli, l'evento sta finendo. Sport, ottima droga. L'estate ne sarà piena e questa prima afa ha mostrato il volto ridanciano e spensierato della città, con piccole folle assiepate fino in strada, per la partita. Figurati se non la guardavano in dormitorio. Distrazione innocente, feste quando non c'è niente da celebrare. Gli spagnoli poi, che non hanno più la tredicesima per gli statali... 
Gli ospiti senza dimora che si infervorano per la partita mostrano un chiasso allegro, mentre il dolore resta zitto. Così fanno tutti, almeno, la maggioranza. San Siro era stipato come un formicaio, a parte le tribune. Molti Vip hanno abdicato, loro al primo allarme terrorismo evitano, che gliene importa.
Corro spesso il rischio di generalizzare qualcosa di micro, di mio. Il letto è sfatto, sempre, tranne quando cambio le lenzuola. La tastiera sepolta dal disordine, nessuna voglia di strimpellare. La musica non mi vince la nebbia silenziosa del dolore. Solitudine, incomprensioni, litigi, lavoro per inerzia. Entusiasmo, alla Skiantos.
Eppure mi sembra di sentire questo tormento diffuso, muto. Sarà così solo a Milano? Coi rifugiati nascosti e smistati nottetempo, mondo di guerre e disperazione ma il dolore va messo in silenzio. E noi? La cronaca nera a distrarre, "non è stato lui". Non mi impressionano molto i mostri in prima pagina. Mi colpisce di più la vittima, che è morta. Mentre blaterano di DNA e udienze non ascolto, il cervello a lutto. Anche per questo non ho la tv.
Sarà che mi avvio ai 50. Sorbole, 50. Brevitatis vitae fortuna. 
Scusa se leggi qui, ma basta, devo finire una bottiglia di grappa...

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