fonda notte

Mi sono ritagliato la notte così tanto da finire a lavorarci. O a viverla spesso, tanto, troppo. Eppure quel tratto di mare buio offre un'ottima situazione di ancoraggio. Come se godessi delle vibrazioni pacifiche dei quasi tutti che dormono.
Semafori inutilmente verdi, finestre chiuse al gelo e agli spiriti. Un privilegio, a osservare vuoto silenzioso, merce rara a Milano. Come questa fotografia che se non è, come sempre, eccezionale, mostra un'inaudita bonaccia.
Ammetto che si trattava della notte dell'ultimo stragista lunedì. Ma si ripetono simili occasioni, anche se queste sono le ultime notti d'inverno e presto, complice il clima, si scatenerà l'orgia dell'illusionismo da divertimento. Pazienza, so sempre ritagliarmi una fonda dove ancorare e anch'io traggo piacere dal tepore. Magari con la chitarra, oppure col percepire tutta la voglia di amarsi che tocca chi riconosce le labbra di carne e i capelli di grano.
Però anche stanotte, con questo vento sadico misto ad acqua, questa calma da dormiente ciurma della città, ha il suo alone candido. Ho camminato un po' ma quando finivo controvento, non riuscivo a fumare e mi sono rintanato.
Notte condannata a considerarsi terra del male, ma buio necessario, a dormire, umani animali e piante, quasi tutti. La patria dei desideri, non fosse altro che la maggioranza sogna. Io resto a occhi aperti, ma non è che per questo non senta tutta la voluttà del regno della luna.
Notte notte d'incanto, balsamo per lo spirito, terra di pause dal vivere...

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