Non so quanto scrivere qui possa servirmi, farmi in qualche modo bene. Probabilmente poco, pochissimo. Caso mai interessasse a qualcuno, mi sento al nono inning, come direbbe Charlie Brown.
Ogni volta che rasento questo senso di stanchezza mentale, mi amareggio nello scoprire che tornano, questi momenti non fanno altro che tornare. Immagino che sia uno sconforto così desolante a farsi trovare a un passo da qualche grande cazzata. Che io però riesco ad evitare, sarà che ho qualche "trovata" che mi viene dall'esperienza nel sociale, sarà che mi conosco, sarà che per quanto scivolosi abbranco degli appigli che mi fanno andare avanti. In qualche modo, a qualsiasi costo, anche se mi sento dentro solo sabbia bruciata.
Tra pochi giorni compio 45 anni, un bilancio è inevitabile. Rasenta il fallimento, ma sono ancora vivo. In una città che è cambiata, male, che soffre, in cui il senso delle cose sfugge sempre di più. Da una parte i turisti (pochi) della iattura dell'Expo, dall'altra i rifugiati, i senza casa, i tossici, gli alcolisti, i forzati della solitudine.
Il mio bilancio non contempla una compagna, fidanzata o moglie che sia. Alla voce "figli" c'è uno zero, al rigo "beni posseduti" si legge la voce "trascurabili". Quando mi chiedono se sia sposato o abbia famiglia, rispondo che non me lo posso permettere. Non è così falso se, quando devo pensare a sfamare solo me stesso, il problema resta piccolo piccolo. Poi lo ammetto, ho una profonda pigrizia e il prezzo è la solitudine.
La mudita è lontana, la disperazione vicina. Forse mi basterebbe fuggire, ma non ho la più pallida idea di una meta sensata. Col terrore di scoprire che non era quello, neppure un'azione così decisa sarebbe stata la soluzione.
Niente titolo, niente immagine. Un intorno di grigio lancinante. 

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