La mia insospettabile pazzia

A volte invece di piangere scrivo. Sono nati così molti post qui e analogamente sono scomparsi, quando finalmente le lacrime hanno trovato la forza di scendere. L'unico lusso che vivo sono i miei blog: questo in particolare vuole tante cose tranne furbizia, essere ricco di lettori. Quindi non sarò breve, mentre si sa, poche righe hanno più probabilità di essere lette.
Se i sentimenti sono irrazionali, significa che provare ad avere un mondo nel cuore è da folli? Se tengo talmente a una persona da voler sentire il suo dolore su di me, sono folle? Lo ammetto. Sono stato scoperto. Se non avessi quest'insanità, probabilmente sarei saltato sui treni giusti. Poi parenti ed amici propongono cene, pretesto per conoscere probabili fidanzate. Lodevole, ma pur dolendomi per i cari Cupidi, vorrei ascoltare il mio torace.
E' terribile colpirsi il corpo deliberatamente. Eppure ci sono masse di persone intente a distruggersi, con alcool, droghe pesanti e condotte pericolose. Eppure l'autolesionismo morale non è da meno e si affaccia di continuo, quando ci si sminuisce per delle dimenticanze, per i propri limiti o per il tempo che passa. Le rimozioni aiutano a vivere. Sapere dove ci si può fermare, anche. E la mia risposta principe alla frase "E' brutto diventare vecchi" è "Sì, ma non tutti ci arrivano" (e in buona parte magari lo avrebbero voluto).
Comunque il dolore fisico è terribile, come quando un celerino picchia dalla parte dell'impugnatura del manganello, per fare più male, per procurare danni permanenti se non peggio. Odio il male nel corpo. Lo sapevo già, ma è stato bello riscoprirlo sulla mia pelle.
Io non credo che sia idiota comunicare il proprio malessere. A parte che per tutti, il dolore degli altri è un dolore a metà - allora non avrebbe senso la cura fatta mestiere. Non servirebbe chiedere aiuto quando se ne ha bisogno, pure se sì, spesso non si è ascoltati. Ma è molto più folle non cercare neanche un orecchio. Friends can be medicine.
Poi uno se lo può anche tenere il suo male. Rimane suo, suo e di nessun altro. Ma allora la madre di un disabile non amerebbe il figlio, il partner di un malato spegnerebbe il cuore per lui. Non ci si potrebbe innamorare di una persona che si ritiene stupenda, solo perché sta male. Vorrebbe dire, altrimenti, che non la si desidera solo quando è serena, illudendosi di poter cercare con lei il più possibile gioia.
A forza di volere leggerezza, sembra non rimanere nulla. Le mani vuote, nuvole a nascondere la luna. 
Le poesie sono frasi sconclusionate, all'opposto dei discorsi razionali. Certi frammenti di discorso sono pura negazione della logica. Non ci sono numeri per spiegare il dire a qualcuno quanto lo si ami, non esistono parole per poter far provare l'emozione di un bacio.
Alla fine non mi offendo se mi si dice che sono labile. E, come aggravante, non ho nemmeno la tv. Comunque, non mi sono lasciato precipitare per senso del vuoto. Al contrario, ero troppo pieno. Di me, di chi sentivo. Potrei ammettere che una volta ho talmente sofferto da "bigiare" un tirocinio per potermi spegnere. Poi non ci sono riuscito, ma che sorpresa... trovare la comprensione degli altri stagisti, denunciare le violenze ai disabili, di cui eravamo testimoni. In un mondo così maledettamente sadico, a volte sembra inutile riconoscere il male e volerlo combattere. Assolutamente folle.
Certe cose si possono sentire solo con la pancia. Non serve leggere un libro, se ci si ritrova davanti una persona paralizzata dal collo in giù e che sta dicendo che non vuole più vivere. Un mio amico barista era un po' scettico rispetto ai mestieri di aiuto. Rispondevo fatalisticamente che toccava farlo a qualcuno, ma intanto lo guardavo col cuore, perché non scoprisse mai la risposta. Un giorno il bar era chiuso, un cartello, ma io dovevo correre su un furgone. Solo che il cervello aveva visto bene, troppo bene. A notte fonda tornai a leggere. Piansi a dirotto su quella fottuta saracinesca abbassata. Cose da pazzi...
Non perché me lo sia stato rinfacciato più di una volta, ma mi rifiuto di farmi appioppare un disturbo di personalità. Avevo pure provato a cercare quello giusto, ma a sfogliare il Dsm IV non sapevo decidermi. E' bello che, al minimo, mi si dia del "malmostoso". Potrei dirmi ciclotimico, una forma poco compromettente, che non pregiudica socialità e lavoro. Ma Freud ha mostrato che tutti possono precipitare nel baratro della psicosi. C'è chi ne è più lontano, salvo che un trauma, un evento potente possano scagliare al fondo della pazzia.
Mi si può dire benissimo di essere patologico, mi è sempre piaciuto passare sotto la scritta "Da vicino nessuno è normale". Dopo, sono sempre pronto a cercare di capirmi, compreso il ritorno d'immagine che mi rivela ciò che è celato a me ma non agli altri. Però pensando alla finestra di Joharì, più dell'area Sconosciuta, vorrei naturalmente avere un'idea dell'area Occulta. Se avessi i soldi mi cercherei un bravo psicologo, anche vita natural durante. Se c'è una cosa che mi fa lacrimare, ebbene è proprio questa.
Immagino che sarebbe peggio se la mia pazzia, più che insospettabile, fosse insostenibile. In qualche modo, riesco sempre a non precipitare. Per Zeus, non oso dirmi sano. Mi basta che l'antidoto non finisca, di essere furbo in extremis.
Non mi interessa salvare qualcuno. Sono sicuro di averlo fatto, una volta e mi basta. A volte ci penso e mi sento... "spendibile". Poi se mi diranno che non posso più aiutare nessuno, pazienza, ci vorrebbe il coraggio di comunicarlo sempre a chi nel sociale non ci sta a fare un beato...
Un'ammissione, uno sfogo, una risposta. Una prolissità che scoraggia. Una risposta che avrei potuto scrivere in privato, ma temevo una serie di discorsi inconcludenti. Qui una conclusione c'è. Forse sbagliata, eppure...  umana.

Commenti

  1. non voler soffrire "da soli" serve ad altri... per farli sentire non "gli unici" a soffrire!
    p.s.: e poi scrivi bene, perciò finché lo farai io continuerò a leggerti.

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  2. verissimo angie, condividere il dolore è l'idea che sta alla base dei gruppi di auto-aiuto, per esempio - e grazie per il tuo apprezzamento, se non mi leggesse nessuno scrivere sarebbe davvero una cosa da...pazzi!

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