A volte mi ricredo

E così torno qui. A volte mi ricredo e non me lo aspetto, io per primo. Mi ricredo con quell'accezione che mi diverte, cioè torno a credere in me stesso. Un po', finalmente, in sottofondo tanto da dimenticarmene. Come il cuore: non passi tutta la giornata ad ascoltarlo, ma c'è. Come uno spirito buono, che funziona sempre ma senza nemmeno spezzare una foglia. Forse è questa luna così piena. Così ricca di energia, da non dormire. Pensare a una persona, domandarmi se anche lei l'abbia vista. Luna così ipnotica, da desiderare di guardarla in due. Come sono belli i capelli neri. E anche i gatti, neri, perché no.
Parole ubriache? Anche. Astinenza da una voce. Una presenza quando è assente urla, silenziosamente. Mi sono accorto che la mia solitudine non è troppo rumorosa, anzi, la vorrei ancora più sussurrante, se possibile. Da qualche parte, in qualcuna, in qualcuno, c'è una dolcezza indescrivibile e incontrarla ripaga dei momenti di deserto. In fondo, anche dover sfoderare il piumone non è stato terribile. Il calore ha un valore inestimabile, lo sanno bene i sacerdoti del sonno.
Non avessero senso queste righe... Ma ce lo hanno, perché citano il terreno di questo mio blog, che adora la leggerezza. Alla Kundera, naturalmente.

E anche ora, dopo settimane e settimane nelle quali mi sono ricreduto e queste parole mi appaiono così lontane, non ho la forza di sconvolgerle. Guarderò la luna, da solo come sempre. Non ho capelli da immaginare, ci sono solo i miei occhi con le mani in alto.

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