Cellar Door (2024)

 Sono ancora scosso dalla visione di questa storia, scritta da Sam Scott, diretta da un Vaughn Stein al suo terzo lavoro e, sicuramente, una promessa. Il film ha avuto pessime recensioni e credo di capire il perché: succede quando un racconto non è rassicurante, non coccola il tuo ego e allora non va bene. Perché tutti abbiamo una cantina con una porta da non aprire, che contiene le cose più inconfessabili, le vere colpe, non quelle dei "sensi di". Infatti la famiglia interpretata dai due protagonisti, Jordana Brewster e Scott Speedman, bravi attori come Laurence Fishburne, rappresenta una famiglia come tante. Alla ricerca della vita ideale, un buon lavoro, una casa stupenda. 
Ma le mura sono solo un pretesto. Qui, per una volta, non ci sono luoghi infestati, perché siamo noi a viverli e a infilare nei nostri spazi ciò che potremmo decidere di celare, magari con una buona mano di pittura.
Credo che sia questo che dà fastidio, in "Cellar Door", che infatti è sconvolgente e si inserisce nel filone horror di matrice psicologica in modo tremendo. La scelta delle musiche, di Marlon E. Espino, è elegante ed essenziale, con piano e archi, nulla di più, a commentare, quando non suonate dalla protagonista, in una fotografia altrettanto iperrealista curata da Michael Merriman.
Proprio per questo non anticipo nulla, ma proprio nulla, per me resta che un film quando, come questo emoziona, commuove, stupisce e non è prevedibile. 
Di contro, ultimamente ho visto un sacco di schifezze e sono nauseato da come vengano esaltati certi lavori, per poi rivelarsi delle noiose esibizioni (tra tutte, "The Substance").
Tornando a "Cellar Door", credo valga davvero la pena di essere visto. Magari non con il proprio partner, o forse sì, perché chi ha il coraggio di andare a fondo nel proprio lato oscuro, la propria cantina inaccessibile, ha il coraggio più estremo.


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