To Catch a Killer (2023)

La confusione che si crea spesso tra thriller e horror è dovuta al fatto che il primo genere è molto più spaventoso e realistico del secondo. "To Catch a Killer" lo dimostra, non fosse altro che alla fine, l'assassino uccide più di 200 persone. Damian Szifron sforna un lavoro inquieto, perché mima le angosce americane. Un virus che è alle spalle, ma altri che fanno ancora paura in America: corruzione, soprattutto nella polizia, razzismo, armi, droghe, cibo, denaro...
Storia, dialoghi, suspense, tutto è ben orchestrato come in un bel thriller anni '90 e su tutto riluce Shaileen Woodley, che sa incarnare un personaggio tanto fragile quanto potente. Ma anche Ben Mendelshon dipinge un uomo particolare e guida il racconto in modo deliziosamente paranoico.
Non mi stupisce che le critiche anche positive siano stizzite. Soprattutto se a farle sono americani, e magari donne, neri, ma alla fine tutti, perché sono le loro inquietudini a essere messe in scena, insieme ai motivi che possono spingere una persona che non sopporta più di veder sangue e sfruttamento intorno, doversi difendere arrivando a fare stragi. 
"To Catch a Killer" è un film indimenticabile e a dispetto dei critici, per quanto occhieggi a "Il silenzio degli Innocenti", per me sinceramente lo polverizza. 
La prossima volta che ci sarà una strage grazie a NRA e Secondo Emendamento, quei bei critici dovrebbero abbassare la cresta, e capire che la crisi finanziaria è nulla al confronto di quella di un intero popolo che... Vive di hamburger...

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