The Park (2023)

 Ci sono film poeticamente delicati, umili, colmi di tenerezza e timidamente lontani dal clamore. "The Park" è uno di questi. 
Alcune recensioni non sono buone, forse perché atterrisce l'idea post-apocalittica di un mondo senza adulti. Che d'altronde, sono la causa della loro stessa morte. O può urtare la brutalità che possono avere dei bambini per sopravvivere, anche se devono appunto resistere, senza adulti e nemmeno infanzia, scaraventati nella dolorosa adolescenza, una vera apocalisse. Ma alla fine il cinema, che aveva messo in guardia dalle epidemie, si riprende il discorso, lo fa suo e ci aggiunge altro. In fondo, anche il Covid sembrava colpire più gli "adulti".
"The Park" è un film semplicemente complesso, a partire dalla sovrapposizione di generi: azione, horror, dramma, fantascienza e thriller. Un'orgia di sensazioni per qualcosa di purissimo.
Grande prova per il regista Shal Ngo, che a nove anni già imbracciava la telecamera Vhs dei suoi. In effetti le sue origini vietnamite restituiscono una spiritualità orientale, ma non solo. La guerra è seppellita e Ngo si è costruito visibilità grazie ai social, come Vimeo, oltre ad essersi impegnato civilmente, per esempio raccogliendo fondi per le vittime dell'uragano Sandy con la sua serie di documentari "Rockaway 113".
Tornando a "The Park", questo è un inno all'umanità nonostante non ci possano essere speranze. Con una fotografia sensibile, grazie a un altro "debuttante" nel cinema, Jared Levy, che ci culla in una Louisiana spettacolare, col suo clima, le sue acque, i suoi temporali.
Carmina Garay, Kuan, e Chloe Guidry, Ines, sono impeccabili e c'è solo da sperare di sentir parlare ancora di loro, come di Shal Ngo, che potrà raccontarci ancora storie deliziose come questa.

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