The mule

Del grandioso film di e con l'imperdibile Clint Eastwood è stato scritto di tutto, perciò non potrei aggiungere molto.
Ho sempre ammirato Eastwood, anche nei suoi film meno fortunati e quindi sono ben contento che con "The Mule" gli sia stata attribuita una notevole capacità sia davanti che dietro la macchina da presa. Però, Oscar a parte, non è che gli siano stati consegnati grandi premi alla carriera. E neanche a Dianne Wiest, ex musa di Allen, che recita magistralmente la parte di Mary, la moglie del corriere.
Quello di cui voglio parlare qui è il "perché". Com'è noto, la vicenda a cui si ispira "Il corriere" è accaduta realmente e Eastwood interpreta bene la storia di Leo Sharp, che fu arrestato a 87 anni dopo essere stato trovato, in Michigan, al volante di un furgone che trasportava 104 chili di cocaina. Certo il vero corriere era sordastro, trasandato, tanto che l'avvocato tentò di provare un'iniziale stato di demenza, mentre Eastwood la gioca sul sentimento, sul rispetto per un uomo il cui commercio di fiori viene stroncato dall'avvento di internet.
Ma perché Sharp lo fece? Perché il corriere impersonato da Eastwood accetta? O meglio, perché una volta compreso che si trattava di trasportare droga, "The mule" continua a farlo? Si dirà: "Per i soldi". Giusto. E Eastwood con quei soldi fa solo del bene, come se li riciclasse ma per pulirli davvero.
Mi sembra un po' questo l'atteggiamento di chi in questi giorni contravviene all'isolamento di massa imposto dal governo. Come se in qualche modo non credesse che il "bene" significhi davvero trincerarsi a casa e impazzire, ma poter avere cura di sé, dei propri cari, facendosi baciare dal sole o dalle serate primaverili che tendono a perdere di freddo.
Insomma nel corriere della droga, come nelle persone che decidono di varcare la soglia - che ormai non è più solo di casa ma della legge e quindi anche del cosiddetto "bene comune" - c'è una gran voglia di vivere. Di stare bene. Di assaggiare un po' di felicità prima del finale, che potrebbe essere triste. Ma quello che davvero conta è qui, ora. Come direbbe Buddha, "... Di qualsiasi qualità sia il presente, è proprio lì, lì che vedi con chiarezza."

'I thought it was more important to be somebody out there than the damn failure I was here at my own home.' - Earl Stone (The Mule)

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