il marcio di Rotten Tomatoes

Ultimamente non sono riuscito a non citare Rotten Tomatoes parlando di alcuni film horror, ma più per insofferenza che per riconoscergli credibilità. Con queste righe mi ripropongo di non nominarli più, visto che do per scontato che i critici, categoria spesso discutibile, siano una massa di cialtroni.
Per capire quanto siano realmente "marci" (rotten) basta scorrere la classifica dei cento migliori film di tutti i tempi: sono naturalmente quasi tutti americani e per lo più girati negli ultimi dieci anni. Inoltre i "giudici" non si occupano solo di grande schermo, ma anche di Tv e insomma, non è un settore quello dove si facciano grandi cose. Per questo, Marvel e Disney vengono
prima di registi che hanno fatto la storia del cinema ma che i testoni ignorano bellamente.
Se l'America è un po' la patria del cinema, questo però non significa che lo abbia onorato e infatti alcune delle pellicole più critiche hanno mostrato un volto spietato di quel mondo, come "The Player" di Altman, oscurato da un paio di titoli identici, insulsi e successivi, quasi a voler cancellare la memoria di un film che ha mostrato che per il "botteghino" si possa arrivare ad uccidere, nella realtà - e come "Mulholland Drive" di Lynch, criptico per stile e forse anche per proteggersi.
Il problema è che Rotten Tomatoes è solo un aggregatore per cui i critici pontificano indipendentemente dal sito, che non ha quindi nulla di coraggioso né di innovativo, anzi è spesso semplicistico influenzando però sia chi il cinema lo produce che chi lo giudica, individui che però non verranno mai ricordati, mente i film, quelli sì che restano, per fortuna...

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