Stigmate (1999)

Stigmate è un film meraviglioso ed è un po' sospetto che la critica lo abbia demolito, proprio a partire dalla visione teologica. Che invece è formidabile, perché addenta la Chiesa come potere e fasti, proprio come la cantava Tenco in "Cara maestra". Quello che mi colpisce di più è che il Gesù che viene descritto qui mi sembra parlare molto come Buddha.
"Stigmata" (il titolo originale) è impeccabile per la recitazione dei due protagonisti, una dolcissima Patricia Arquette e un sensazionale Gabriel Byrne. Per la fotografia, che è quanto mai curata e raffinata, per la colonna sonora, con Björk, Bowie, Massive Attack e altri ancora, per il racconto, che è suggestivo e rappresenta una rottura con i soliti film su demoni ed esorcisti, rovesciando quei cliché dalla parte... del Bene.
Non a caso la pellicola chiude gli anni '90, dove il genere horror aveva sofferto non poco, precipitando tra bambole, sequel, i King e i primi film con le "telecamerine". Lo stesso regista, Robert Wainwright, non ha poi lavorato moltissimo e non è chiaro se sia stata una scelta o una sorta di ostracismo perché alla fine, "Stigmate" ha una potenza evocativa sia nelle scene più roboanti che nel suo spessore filosofico, davanti al quale anche i pontefici più democratici(?) impallidiscono. Come sepolcri imbiancati.

         Spezza un pezzo di legno e io sarò lì, alza una pietra e lì mi troverai.

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