Byzantium

Byzantium è un film barocco, un termine che per me non è così malevolo, se penso a Bach. Un cinema di vampiri che non mordono, ma sanno far male. E anche amare. La sceneggiatura ha infatti una forte impronta femminile, derivando dal lavoro teatrale di Moira Buffini,"A Vampire story". Così i colori che si trovano nel film vengono dal folklore irlandese (neamh-mairbh, morti che camminano), un mare freddissimo dove anche i gabbiani garriscono tristi, la prevaricazione maschile cui si oppone la ribellione di due donne, la menzogna e il segreto come armi di sopravvivenza, opposti alla necessità di sapere ciò che è vero, nel bisogno tutto umano di raccontare la propria storia. Alle spalle ci sono precedenti illustri, l'Intervista col Vampiro dello stesso regista, Neil Jordan, la scuola e la vergogna del sangue come mezzo di sussistenza di Ferrara (The addiction), e su tutto il trionfale potere di amare, che però non raggiunge il livello di "Lasciami entrare"
Il sangue è vitale e mostra tutto il suo potere rigenerante nelle cascate dell'isola maledetta, è sì la moneta con cui i vampiri acquistano tempo ma è un tessuto caldo, potente, che distingue uccelli e mammiferi da tutti gli altri esseri viventi.
Il film è meravigliosamente tetro e nella vena dell'horror che, liberatosi di splatter ed effetti triti (quando non ridicoli), finalmente inanella più generi e diventa una metafora affascinante, come le musiche di Debussy e Chopin della colonna sonora, un luna park che ha tutto tranne che divertimento, arrivando ai malati gravi che vengono mostrati coraggiosamente degni di liberarsi grazie alla morte. Un dionisiaco che rivendica di non essere cristiano, aborrendo per esempio il perdono. 
Recitazione, ripresa, sceneggiatura sono tutti delicatamente deliziosi, come il ruolo e la presenza di una ragazza così angelica quale è Saoirse Ronan. Perciò, penso che Byzantium sia un film imperdibile: quando l'horror diventa esistenzialista, io lo trovo sublime.

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