lasciami entrare

Ho appena visto "Lasciami entrare" (Let the Right One in) di Tomas Alfredson e ne sono ammirato. Immagino recensioni importanti, ma non le ho lette, ho voglia di dire solo quel che mi sento.
Un film sconvolgente, a partire dall'uso dell'horror, che non mancherebbe, se non fosse che viene stemperato da quella che splende come una poesia del sentimento più grande. 
Dita, mani, labbra, occhi, si muovono con gesti lenti, dolcissimi, come è l'innamoramento dei due protagonisti. Lei dice di non essere una ragazza, ma all'altro non importa, non si chiede nemmeno come definirla, vuole solo stare con lei.
"Lasciami entrare" è un inno incredibile all'aprirsi, senza chiedersi nulla. Una dei due può essere una vampira ma non importa, perché a lui piace, piace come solo a chi scopre il poter amare per la prima volta.
Non si trova colpa nel fatto che lei debba uccidere per vivere, e lo rivendica, quando chiede a Oskar di provare ad essere Eli. E lui ci riesce, perché lei è entrata in lui. 
Nel film si parla anche di bullismo e finalmente si suggerisce un modo per non restarne vittima: più della violenza, che nel film pare purificata in tutta quella neve (ma è l'abilità della pellicola a non cedere ai soliti pruriti) può servire uscire dallo schema; amando, chi restituisce la dignità persa da chi viene sopraffatto.
Una metafora lunga quasi due ore dove le vite degli altri non contano, perché, alla fine, Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne.

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