schadenfreude e mudita

I due termini nel titolo sono in antitesi. Entrambi parlano di gioia, ma mentre il primo si riferisce al piacere per le disgrazie altrui, il secondo, buddhista, indica la felicità per la buona sorte dell'altro. 
Ne "Il fondamento della morale", Schopenauer scrive che "Provare invidia è umano, assaporare la gioia per il danno altrui è diabolico." Sento queste parole profondamente, perché ultimamente mi è piovuta addosso la schadenfreude di una persona. Ed è stato terribile. Sicuramente la mudita non è semplice da raggiungere, ma è un delizioso profumo da cercare.
Piuttosto, dovrei magari spiegare il perché del raccontino precedente, senza titolo. L'avevo scritto di getto, una notte, per uno dei tanti spazi virtuali dove dissemino pezzi di me. Ogni tanto tiro i remi in barca e così è approdato qui, nella sua disperata visione di un amore distrutto, massacrato nel sacrificio di un'impresa, di quelle tipicamente umane, come una guerra, così stupida, così odiosa, così inutile. La mudita invece è la gioia per noi e per la persona amata, è il compiacimento del genitore per la felicità del figlio. Non sono buddhista, anche se lo trovo un pensiero adorabile. Quando mi soffermo a chiedermi cosa sia zen, mi perdo. Ma almeno mi rifugio rispetto alla schadenfreude, moda maledetta, tanto orribile, così devastante....

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