Ricredersi

Quante volte si cambia idea... Sarà giusto, non sapendo cosa accadrà, cercare di essere pronti all'inaspettato. Per quanto spiazzante, è sano. Una persona di cui si era innamorati che cerca ancora il proprio corteggiamento, pur mantenendo il più netto rifiuto; un'altra, che forse non si è mai creduto di amare e invece le si vuole un mondo di bene, soprattutto quando sta male. E un'altra ancora che, nel suo malessere, vuole una pletora di spasimanti da esserne sempre in cerca ma senza darsi a nessuno, divorata dal proprio gioco patologico di vittima, pronta, chissà, a diventare persecutore. Basta ricredersi e comprendere che le cose stanno in un altro modo. Senza aver paura di darsi una colpa - inesistente - per avere "sbagliato".
Restano dei punti fermi, fari del proprio pensiero, come, per esempio, non uccidere, rispettare i bambini. Ma su molto e molti ci si può ricredere. Qualcuno dice che ricredersi è un'atto di umiltà: non sono d'accordo, il punto non mi pare etico ma teoretico. Poi ne può discendere un cambiamento di rotta morale, valoriale, ma si tratta in prima istanza di un pensiero che cambia. Perciò non mi piace come sinonimo "correggersi". Invece di dirsi "mi sono ingannato", vedo più senso nel notare cose su cui si era sorvolato; oltre la superficie c'è altro e spesso, per comodità, per acquiescenza, si trascurano quelle piccoli sensazioni fastidiose in agguato a dire: guarda che forse c'è dell'altro... E' guardare di più, è vedere uno scoglio in tempo, il cambiare atteggiamento verso qualcosa o qualcuno; e senza mutamento c'è solo malanno.
Voglio aggiungere un significato che non c'è nella parola "ricredersi": se ricredere significa tornare a credere, a credere di nuovo, inteso in senso esterno al sé, mi piace pensare che ricredersi possa voler dire tornare a credere in se stessi. E magari, proprio perché ci si è ricreduti su altri e altro...