Scream 6

 Non so perché l'ultimo episodio di Scream mi abbia commosso profondamente. E sì che in ogni film della serie c'era il dramma, intessuto con relazioni affettive, familiari, ma in senso profondo, come nella tragedia greca - e amorose, però qui la saga prende una piega inaspettata. Sarà che esce dagli stretti confini della provincia, ma c'è come un investimento maggiore. Non solo di budget, e quindi con un cast che funziona bene, non soltanto di immagini prese con intelligente delicatezza, ma è proprio la storia, con un ritmo che inchioda. Col pubblico che reagisce ora agghiacciato dal classico gesto di pulire la lama dal sangue con la mano, ora ridendo alla battuta di rito, ora applaudendo davanti ad un bacio.
Intanto, col rievocare tutta la saga, Scream 6 è come un omaggio a un film, una serie di essi, che è ormai incastonata nella storia dell'horror. Un raccontare che sembra aver fatto tesoro dell'essere citati, lasciando così la comicità più agli "Scary Movie" e compagnia ridente, piuttosto che tenersela in casa. E infatti Scream 6 emoziona molto: tiene col fiato sospeso, spaventa, e porta in dote il tema dell'amore, quindi della perdita, così come del suo realizzarsi. Qui non c'è più l'innamoratino deluso, o dei cretini fan di "Stab", il film nel film, il suo alter ego. C'è il senso del sangue non solo delle ferite, ma familiare. Che può portare alla vendetta, o a un dilemma che oserei dire buddhista: non si deve ammazzare, né odiare, ma alla fine per vincere il male si può assassinare l'assassino?
Non c'è più Linus e come è un tuffo al cuore rivedere Curteney Cox dopo tutti questi anni, lo è pure parteggiare per il suo dolore per la perdita dell'antieroe della saga, il poliziotto spesso ferito, e che alla fine si sacrifica, tema che torna in "Scream 6".
Nel cast spicca una grandiosa Jenna Ortega, che sembra poter indossare e recitare di tutto. E così non si rimpiange l'assenza di Neve Campbell/Sidney Prescott, personaggio cruciale della saga. Lei avrebbe rifiutato il ruolo per un ingaggio inferiore alle proprie aspettative, ma forse la sua scomparsa rende finalmente libera la storia di una presenza, chissà, pesante, e magari pure stancante. Comunque, le dolci Melissa Barrera e Hayden Panettiere, col primigenio Skeet Ulrich/Billy Loomis, completano lo zoccolo duro di attori che assicurano la continuità con tutta la serie. 
Che poi, quella di Scream 6 è in armonia anche con tutto il mondo dell'horror. Infatti l'ambientazione durante la festa di Halloween offre il pretesto di mostrare diverse maschere, indossate dalle comparse, in una sorta di tributo ai grandi personaggi del cinema horror e alle loro indimenticabili storie: Carrie, Michael Myers, Jasoon Voorhees, Hellraiser, Freddy Krueger. Creatura, questa, di Wes Craven, inventore di "Scream" e morto prima dell'episodio precedente, a lui dedicato. E poi personaggi di Tim Burton, il mostro della palude, i vari clown e conigli terrificanti e persino maschere di due capolavori di Kubrick, "Shining" e "Eyes wide shut" - o del poco noto "The Harbinger". E naturalmente, Ghostface, che qui è la più inquietante, celando l'assassino.
"Scream 6" fa venire voglia di riguardare tutta la saga, perché nel discorso metacinematografico (la scuola di cinema, le regole di "Stab") di questo ultimo episodio, c'è una sorta di gratitudine a ogni pezzo della storia, senza i quali "Scream" non sarebbe la leggenda che è ormai diventata, col successo della Paramount, finalmente, contro i colossi dello streaming e, sembra, dai primi risultati, un plebiscito sia al botteghino che nella critica.

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