La notte del giudizio - per sempre

 La saga di "The Purge" avrebbe potuto rimanere una serie di horror spaventosi, se non avesse virato decisamente con l'ultimo episodio. Mi aspettavo infatti un po' di paura, e quei cliché, ormai tipici, dei capitoli della "notte della purificazione". Invece questo film "Covid" (agghiacciante dirlo, vero?) mi ha spaesato piacevolmente, perché rispecchia ben altro di questo periodo, un America come nell'inno omonimo dei Laibach. Così, "La notte del giudizio per sempre" per me (e per fortuna non soltanto me) diventa qualcosa di superlativo. 
Gli Stati Uniti dell'odio sono tali che non solo hanno partorito "the purge", ma nel racconto si va oltre. Non bastano 12 ore in cui viene sospesa la legge, e quindi tutti i servizi pubblici di sicurezza, polizia, pompieri, ambulanze. Qualcuno decide di andare oltre.
Quindi compare l'America dei muri, come quello assurdo, non solo per i costi finanziari, col Messico, voluto da Trump - e in demolizione per mano di Biden. "The Purge forever" però non fa che inscenare i paradossi della nazione, per cui quel confine diventa il perno della vicenda. Insieme a un'orgia di armi, e quindi di sangue, com'è tradizione per chi ha come giurisprudenza il "Secondo Emendamento". E il capitale, lo sfruttamento, un sensazionale mix di etnie e perciò un razzismo incredibile, dove essere nazisti (o del KKK) è una moda, è come far parte di un coro amatoriale.
C'è il romanticismo che sa di amore dei guerriglieri,  che però non adorano le armi, anzi. La solidarietà di gruppo, come antidoto. E, last not least, persino i Nativi americani hanno un ruolo drammatico - e fondamentale, e solidale, nel film. Che suona come un allarme, visto che, come tutta la serie, è ambientata nel futuro e c'è da augurarsi che riesca a scuotere chi pensi che, di questo passo, ci si possa attendere chissà quale fantastico futuro.

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