Insomnia

Quando ho visto il film di Cristopher Nolan sono rimasto affascinato dai due temi dominanti, che sento molto vicini: l'insonnia, appunto, e la crisi etica di un professionista che dovrebbe fare la "cosa giusta". Al Pacino è magistrale nel raffigurare entrambe le piste del film: la stanchezza devastante del non poter dormire e la crisi di un uomo che dopo una carriera encomiabile si ritrova a perdere la propria strada.
Mi è piaciuto finalmente vedere Williams in un ruolo da "cattivo", da egoista e in questo la sua scelta di eutanasia è forse illuminante, anche se non l'ho mai considerato un grande attore; probabilmente però sono stato influenzato dal suo doppiatore italiano storico, che ha una voce troppo acuta, mentre Williams l'aveva profonda, baritonale, molto più drammatica. Un doppiatore poi dovrebbe avere una pronuncia pressoché adamantina ma non è il caso di Carlo Valli e quando lo sento mi fa venire l'orticaria - ma in generale odio la casta familista dei doppiatori e l'unico che salvo è il grandissimo Giancarlo Giannini, che ha saputo valorizzare proprio Pacino (mentre Amendola poteva al massimo leggere la ricetta dell'amatriciana).
L'originale norvegese, di cui Nolan ha fatto un remake, porta in dote una profondità che il cinema americano (e gli altri che lo scimmiottano, compreso il nostro) ha bisogno di elemosinare spesso, se è vero che "Insomnia" di Erik Skjoldbjaerg ha fatto pensare a Dostoevsky. A Nolan però riconosco la bravura di aver inserito la figura della poliziotta che pare un po' una "tirocinante", idealista, ammirata dal grande detective e fiduciosa della sua incrollabile deontologia.
Nel film insonnia e sensi di colpa si mischiano a tal punto che diventano indivisibili: dormire è vitale ma per poterlo fare occorre essere in pace con se stessi. Probabilmente non è il caso dei mafiosi ma chi ha senso etico, rappresentato da quel sole di mezzanotte così implacabile, si scontra contro i fantasmi del dubbio di non seguire più il proprio dovere morale: per questo, penso che "Insomnia" sarebbe un ottimo film per parlare di burn out, a partire dalla sua stupenda frase finale, quel Don't lose your way, "non smarrire la strada".

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