voglia di ancora

Ancora, non come àncora, anche se ho nostalgia del mare. Quindi nel titolo ho messo l'avverbio, che significa futuro, di nuovo.
Le cose non mi vanno bene, tutt'altro, ma poco importa: è il modo di guardare la realtà che ce la fa apparire terribile o meno. È innegabile che non lo sia e passa la voglia di commentare persino questi leader da quattro soldi. Eppure, stavo sprofondando angosciosamente, ma c'è stato chi mi ha come strattonato, più d'uno, altri indirettamente. Qualcuno lotta, contro il cancro, lo definisce stupido e non gliela dà vinta. Allora posso gettare la spugna, oppure, sentirmi sciocco, perché in fondo, che ho da perdere?
Anche senza accettare le quattro nobili verità di Buddha, sul dolore, la sua verità, la sua origine, che è in noi, la cessazione e la via per liberarsene, molti potrebbero convenire che molte volte siamo noi a non riuscire a vedere e il dolore ce lo creiamo spesso per i desideri di cose passeggere, insignificanti. Certe sofferenze possono annientare, oppure si può cercare di bruciarle, di lavarle via e avere voglia di ancora, di chi amiamo, di chi ci disegna il bello di essere nel mondo; chi... non potrebbe fare a meno di noi e non vorrebbe il nostro male.

Avevo lasciato questa semplice foto per un momento come questo. Giusto un anno fa, ero appena uscito dal giudice di pace, dopo aver perso e mi sono messo a meditare alla Guastalla. Il dolore alla fine può apparirci molto stupido e infatti, guardando quell'acqua, con sopra le carezze del sole, i pesci che lo vivono e un bambino che gli dava da mangiare, mi sono sentito serenamente svanire, come se fossi parte del vento.


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