un mare di mare

Finalmente sono stato al mare. Dopo 7 anni: eh sì, l'ultima volta era stata quella della foto in copertina su "Scacchiatore". Sono partito con come un'idea di morte, ma probabilmente era lo stress. Già.
Il "nostro" Adriatico non è granché, ma il fondale basso e sabbioso mi ha aiutato a vincere vecchie paure. Quando ero piccolo, in colonia con le suore, stavo prendendo confidenza con l'acqua, bagnando il piedino, come a tentare di capire quello che sarebbe potuto diventare un grande amico. Un vecchiaccio però, vedendomi titubante, pensò bene di incoraggiarmi gettandomi in acqua, fino a tenermi la testa sotto. Quell'isterico di merda poté farlo perché noi "orfani" eravamo meno bambini degli altri, e poi la suora era brutta addormentata sulla sdraio. Da allora il mare per me è stato pura angoscia. Invece ora, dopo più di quarant'anni, ho imparato a stare a galla, a trattenere il fiato e soprattutto a nuotare, in qualche modo, a non avere paura del mare, del suo fascino. Mare troppo spesso sepolcro, ma così vivo, anche se sono sparite stelle marine e cavallucci.
Gli ho voluto dare tanto, troppo colore nella foto, quasi potessi travasare così l'intensità emotiva che provo a pensarci, a riguardarlo, a sognarlo ad occhi aperti.
A volte ero il primo e l'ultimo a entrare in acqua. Mi sono ustionato dal sole, e anche per fuggire dai rompiscatole da spiaggia, bulli compresi, andavo in mare ad ascoltare musica, camminando e a volte persino "ballando".
Ora che sono abbronzato, dimagrito, più tonico, dovrei essere contento. Non che non lo sia, ma come dire, è un po' che non vedo gioia all'orizzonte. Però ci voleva quel mare, e la notte, e la luna. Ho assaggiato armonia. E mi manca, ora.

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