atti malinconici in luogo pubblico

Un blog è un po' un luogo pubblico. Per quanto nascosto, sento di dover aggiungere qualcosa ai post precedenti tuffati nell'angoscia. Che non scompare, ma è una delle conviventi ormai abituali. 
Rispetto a questo agosto ("nulla di magico"), al crollo di giorni fa ("ma cosa mi credevo"), il rimedio a non abdicare completamente è la mia rete sociale: il mio sangue, i miei amici, come quando ho fermato questi tre bicchieri di vino, un pomeriggio di questa primavera.
Quando arriva settembre, ricompare l'amicizia, la vicinanza di madre, sorelle, fratello, vitali nipotini... E anche i "senza dimora" sembrano riprendersi, mentre la città torna a correre impallando la sofferenza. Così, pur se il malessere mi rimbalza in continui ritorni d'immagine, come il custode di casa mia che mi osserva attonito, come se mi mancasse un velo di colore per poter vincere qualche premio ad Halloween, c'è stato chi ha camminato con me dopo l'ultimo crollo scampato. Le ho già detto grazie, anche se non glielo potrei mai dire così forte come è stato quell'aiuto inaspettato, prezioso. 
Poi per fortuna è finito questo delirio di Expo, con la sua insignificanza esistenziale per la città e la conseguente ridda di giustificazioni farlocche.
Ecco, l'angoscia non scompare, anche se esibirla mi lascia qualche dubbio. Però in fondo, se l'ho fatto, qualche motivo c'è stato, mi sarà sembrato giusto lasciarmi andare.
Comunque, visto che ai blog cerco sempre un'identità, tanto per non sentire quanto possa essere inutile tenerli in piedi, mi impegno a evitare certi discorsi. Li lascio affiorare in questi pallidi raccontini, che mi viene da buttare giù così, per descrivermi sogni strani fatti ad occhi aperti. Ovvio che, come Scacchiatore... ha tante pretese tranne quelle di giornalismo, qui non perseguo velleità da scrittore. Ci mancherebbe, si tratta solo di lanciare dadi di parole per stare un po' meglio. Appena appena, ma meglio. Quindi, buona lettura...



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