Il lapsus più grande

Il lapsus è una forma di autolesionismo e il suicidio ne è la massima espressione. La differenza rispetto all'errore inconscio e al suicidio degli organi (le malattie psicosomatiche) è la ricerca consapevole. L'istinto di morte invece che estrovertito si rivolge al soggetto stesso. Ogni suicidio per Freud è infatti un omicidio inconscio. Un'educazione familiare e/o scolastica oppressiva delle tendenze di amore tende la mano a Thanatos. Per un'ipotetica speranza di un bel futuro dell'allievo gli si toglie spesso un certo, gioioso presente. Privare dell'affetto indebolisce di fronte alle difficoltà esistenziali, per cui l'adulto si troverà in una pulsione di odio distruttivo contro altri o se stesso.
Sorvolando sull'entusiasmo di Flescher per terapie come l'elettroshock, non intendo fare una recensione del testo. Colpisce sempre la notizia di un suicidio. Ha comunque un senso di protesta e per quanto la persona possa considerarsi "malata", il suo non riuscire più a stare nel mondo dimostra quali effetti produca la crudeltà. Lo individua bene Flescher, di fronte ai diversi suicidi da parte di scolari. Sempre dalla pulsione di morte derivano forse i commenti brutali di chi disprezza una scelta simile, accusandola di debolezza.
E' un terreno delicato e non voglio improvvisarmi psicologo, stante poi l'elemento suggestione e la possibilità di emulazione. Posso solo dire che io sono un miracolato e che per quanto la depressione sia in agguato in tanti, specie in tempi di estreme incertezze, chi ci lascia ci dà un senso di impotenza e di dolore; sempre, anche se non sapevamo nulla di chi è andato via.
Flescher proponeva psicologi anche gratis per aiutare chi soffre talmente da non voler più vivere. Purtroppo è rimasto inascoltato. Vorrei che ci fosse più "orecchio" alla voce di chi è sull'orlo di lanciare il grido più silenzioso e più straziante, per potergli dire "non farlo".

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