Amicizie svendute

Tempo fa quello che credevo essere un amico si è comportato veramente male. Mi ha chiesto aiuto e gliel'ho dato, gli sono stato a fianco in tutti i sensi. Mi aveva promesso che, a sua volta, mi avrebbe dato una mano, salvo poi negare quanto promesso. Fin qui nessuna novità, episodi del genere capitano a tutti. Ma è proprio questo il terribile, per me, la consuetudine a svendere le amicizie, dopo anni in cui si era creduto di poter contare su qualcuno. Il corollario poi di mistificazioni per celare la fuga da un sentimento potenzialmente meraviglioso sono aberranti. Mi sono sentito dire un classico, becero: "Io avrei fatto lo stesso per te". No, non è vero, col suo comportamento costui ha affermato che mi avrebbe lasciato solo e adducendo chissà quali pretesti. Male, bene. Almeno so su chi non posso contare. Un'altra tacca a sfavore della fiducia nell'altro, ma una perdita di tempo in meno.
Quando aveva bisogno di me il cellulare era incandescente. Ora è muto e, tutto sommato, mi godo questa pace, pur amara e inaspettata. Peggio per lui.
L'amicizia credo possa essere un po' come un pupazzo di neve: allegra e seria, disinteressata, anche fugace nel momento in cui si palesa nella sua profondità, ma comunque vera, concreta, fattuale, senza parole a guarnire la menzogna, atto tipico dei politici di professione. Per fortuna, di amici ne ho, lontani e vicini e, caso mai passassi di qui, voglio dirti la mia gratitudine, che sei vitale, mi rendi ricco: se tu non esistessi, nemmeno io avrei essenza.

Commenti