L'inconscio è cinema

Il cinema ha a che fare con i sogni, forse il primo è nato volendo replicare da svegli i secondi, che sono piccoli film spesso surreali, a volte invece dalla trama semplice.
Nel sogno come nel film c'è l'identificazione, il realismo così estremo, non di rado, da far credere appena svegli che la realtà fosse quella onirica. Hitchcock è stato il primo ad occuparsi compiutamente di dinamiche psicologiche. Forse per questo nei suoi film l'emozione è fortissima: ci si sente come pugnalati sotto la doccia o impotenti con una gamba ingessata mentre sta arrivando uno che ci vuole uccidere. L'immedesimazione cinematografica può essere tanto potente che anni fa donne vittime di stupro, negli Usa, trovavano una catarsi nell'assistere a "Oltre ogni limite" ("Extremities"), dove Farah Fawcett riesce a sopraffare il suo violentatore e a comminargli le stesse torture da lei patite fino a poco prima. Il cinema horror serve poi al suo pubblico elettivo, le e gli adolescenti, per mettere in gioco i fantasmi che li agitano. Ma questo vale per tutti i generi e tutti gli spettatori. Anche i film trash sono utili per un semplice relax, come il porno a ottenere l'effetto contrario; un film romantico per sognare l'amore che si vive o si vorrebbe, il cinema impegnato (come di Rosi e Giordana) per denunciare e alimentare coscienza, un dramma per confrontarsi con il dolore e la morte.
Ci sono registi che hanno girato veri e propri sogni su pellicola: Fellini, Tarkovskij, Lynch... La loro visionarietà è magica e, se li si apprezza, non ci si può che immergere nel flusso dei loro racconti sognanti, a volte senza nemmeno capire, consciamente, il senso del film.
Il cinema quindi può mettere in gioco e curare. Il problema sta nell'industria che deve camparci sopra: emblematico è l'esempio de "La grande guerra", dove il finale voluto da Risi (Sordi e Gassman non fanno gli eroi, rivelano il punto del ponte di barche e fanno massacrare i loro commilitoni) fu cambiato dalla produzione per venire incontro alla libido del pubblico. Risi era uno psichiatra, ma preferì lavorare con il cinema. Non a caso, direi.
Credo però che alcuni film, girati veramente male pur avendo ben altre ambizioni, siano invece un insulto e una tortura per il pubblico da parte di registi come Nanni Moretti, che nei film castra l'immedesimazione per vomitare il suo ego paranoide, fino a sputtanarsi quando in "Caos calmo" ne approfitta per spupazzarsi Isabella Ferrari. Ma per fortuna, i tromboni come Moretti sono una minoranza...